A carnevale cosa c'è di più rappresentativo delle bugie? Il carnevale a me piace tantissimo, soprattutto perchè mi piacciono i vestiti strani e i costumi. C'è chi vede il carnevale come una festa
stupida e per bambini, ma ogni volta non faccio che pensare a come gli sciamani e i druidi antichi avessero l'abitudine di travestirsi e inoltre per quanto stupido possa sembrare ormai per noi ha perso il significato che aveva in passato. Se vi interessa la storia del Carnevale continuate a leggere altrementi passate oltre!
Un po' di storia...
Molto spesso ci si dimentica da dove vengono le nostre tradizioni, ci si dimentica del loro significato più vero. Nel mondo moderno continuiamo a festeggiare allo stesso modo dei nostri lontani antenati avendo però perso di vista il vero significato di ogni festa e non mi limito solamente al più semplice significato cattolico, anche perchè non essendo credente e avendo scoperto molto sulle VERE origini delle varie festività che si svolgono lungo l'anno solare, quando ne ho l'occasione mi piace far capire come tutte le festività cattoliche non siano niente altro che adattamenti di riti molto più antichi! A questo punto devo trattenermi e non dare sfogo alla mia vena più polemica, ci sarebbero tantissimi esempi da fare per mettere in ridicolo tutte le credenze religiose ufficiali, ma non lo farò qui, non è un sito adatto a questo, ma a chi interessa approfondire e capire davvero perchè si festeggia vi rimando al mio altro blog: Medievalando.
Le radici più antiche del Cernevale vanno addirittura cercate nelle festività dionisiache greche ossia le antesterie e nei saturnali romani. Durante le feste dionisiache e i saturnali si realizzava un temporaneo
scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto
al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza. Da
un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque,
un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante
il quale il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta
esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito
per un ciclo valido fino all'inizio del carnevale seguente. Il ciclo preso in considerazione è, in pratica, quello dell'anno solare che ci porta a ragionare in base anche alla ruota dell'anno dei Celti, ma non divaghiamo.
Nel mondo antico la festa in onore della dea egizia Iside, importata anche nell'impero Romano, comporta la presenza di gruppi mascheratiPresso
i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto
di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e
chiamato Mamurio Veturio. Durante le antesterie passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale.
Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. In primavera, quando la terra comincia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi. Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere, chi le indossa assume le caratteristiche dell'essere "soprannaturale" rappresentato. Le
maschere che incarnano gli antenati, le anime dei morti che visitano
cerimonialmente i vivi. In questo
intervallo paradossale fra due tempi, diventa possibile la comunicazione tra vivi e morti. Alla fine il tempo e l'ordine del cosmo, sconvolti nella tradizione carnevalesca, vengono ricostituiti con un rituale di carattere purificatorio: il saluto del carnevale che spesso comporta il bruciamento del "Re carnevale" rappresentato da un fantoccio (altre volte l'immagine-simbolo del carnevale è annegata o decapitata).
È interessante altresì notare che vari significati cosmologici del Carnevale erano presenti anche nel Samhain celtico (a chi interessa approfondire questa festa vi rimando ancora a Medievalando).
Nel XV e XVI secolo, a Firenze, i Medici, organizzavano grandi mascherate su carri chiamate "trionfi" e accompagnate da canti carnascialeschi cioè canzoni a ballo di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore. Nella Roma del governo papalino si svolgevano invece la corsa dei barberi (cavalli da corsa) e la "gara dei moccoletti" accesi che i partecipanti cercavano di spegnersi reciprocamente.
La parola carnevale deriva dal latino "carnem levare"
("eliminare la carne") poiché anticamente indicava il banchetto che si
teneva l'ultimo giorno di carnevale (martedì grasso), subito prima del
periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. Le prime testimonianze dell'uso del vocabolo "carnevale" (detto anche "carnevalo") vengono dai testi del giullare Matazone da Calignano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.
Torniamo alla nostra ricetta! Ho provato a realizzare con successo delle buonissime bugie. C'è chi le chiama chiacchiere, cenci, frappe, crostoli, bugie o in molti altri modi, ci sono ricette con più o meno zucchero, più o meno burro, con o senza la scorza di limone, con grappa, marsala, vino bianco o altro liquore, c'è chi le fa aggiungendo lievito e chi no, ma la bugia è sempre buona, in qualunque modo sia fatta. Per quanto riguarda me, la semplice bugia con poco zucchero, marsala e senza limone ricorda quelle della nonna, che immancabilmente preparava ogni anno per carnevale! Purtroppo non ho la sua ricetta, ma sono riuscita a renderle identiche alle originali, nonostante siano passati molti anni dall'ultima volta che le ho mangiate.
Ingredienti...
200 gr di farina 00
20 gr di zucchero
15 gr di burro
1 uovo
un bicchierino da liquore bello pieno di Marsala (o vino bianco o altro liquore)
un pizzico di sale
olio per friggere
zucchero a velo
Preparazione
Iniziate facendo sciogliere il burro. In una ciotola unite la farina e lo zucchero iniziando ad incorporare l'uovo, unite il liquore scelto, nel mio caso il Marsala e il burro fuso. Incorporate e appena il composto diventa consistente rovesciate sulla spianatoia e impastate. La pasta è molto dura, se non riuscite a impastare abbastanza lasciatela riposare mezzora. Impastate fino ad ottenere un composto liscio.
Ora dovrete stendere la pasta se non volete fare troppa fatica dividetela in piccoli panetti diciamo sufficienti da fare delle striscie abbastanza larghe per fare delle belle bugie. La pasta deve essere sottilissima, addirittura semi trasparente, se volete che gonfino alla perfezione e siano croccanti e leggere.
Una volta tagliate con una rotella dentellata in tutte le forme che volete è il momento di mettere a scaldare abbondante olio. Sull'olio bisogna fare un discorso particolare: io non ho il termometro adatto quindo non so dirvi la temperatura giusta e se nemmeno voi l'avete fate come me: usate le prime 4 o 5 bugie per fare delle prove; siccome io ho usate una pentola stretta di una quindicina di centimetri di altezza ho usato il fornello più piccolo regolandolo volta per volta. L'olio è pronto per friggere quando fa le bollicine attorno ad uno stuzzicadenti. Mi raccomando l'olio non deve essere troppo caldo altrimenti lo zucchero nell'impasto brucerà subito, non facendo spompare la bugie e dandole ovviamente un gusto di bruciato. Quindi mettetene una dentro e vedete se appena immersa nell'olio si gonfia per bene l'olio è giusto. Spero di essermi spiegata bene!
Fatele scolare su della carta assorbente e appena sono fredde cospargetele di abbondante zucchero a velo e gustatele!
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